Lo stato attuale della terapia cognitivo comportamentale migliorata per i disturbi dell’alimentazione (CBT-E)

Selvaggia Sermattei, AIDAP Empoli/Firenze

Il principale trattamento basato sull’evidenza per gli adulti con un disturbo dell’alimentazione è una specifica forma di terapia cognitivo comportamentale. Si tratta di un trattamento individuale che si focalizza sulla psicopatologia specifica dei disturbi dell’alimentazione, sul modo disturbato di mangiare e sulle attitudini verso il peso e la forma del corpo. È stato originariamente sviluppato dal professor Christopher Fairburn come trattamento per la bulimia nervosa e in questa forma è stato oggetto di numerosi studi clinici. Inoltre, è stato il primo trattamento psicologico (considerando qualsiasi disturbo mentale) ad essere fortemente raccomandato dall’indipendente e prestigioso National Institute for Health and Care Excellence (NICE) del Regno Unito.
All’inizio degli anni 2000 il trattamento è stato modificato per essere adattato a tutte le diagnosi di disturbi dell’alimentazione (Fairburn, Cooper e Shafran, 2003). Il trattamento “transdiagnostico” che ne è derivato, denominato terapia cognitivo comportamentale migliorata (CBT-E), è stato testato su un’ampia gamma di disturbi dell’alimentazione in studi svolti in Regno Unito, Australia, Danimarca, Italia e Stati Uniti.
I tassi di risposta ottenuti nei diversi studi mostrano una certa variabilità. Ciò può essere dovuto a differenze nei campioni dei pazienti. Tuttavia, un altro fattore potrebbe essere rappresentato dalla qualità della somministrazione del trattamento. È interessante notare come i migliori risultati siano stati ottenuti da studi che hanno garantito che la CBT-E fosse ben implementata. Questi sono gli studi che si sono svolti nel Regno Unito (Oxford e Leicester), in Danimarca (Copenhagen) e in Italia (Verona).
Se ci si concentra sugli studi in cui la CBT-E è stata ben somministrata, l’evidenza suggerisce che nei pazienti che non sono marcatamente sottopeso (la grande maggioranza dei casi adulti) circa i due terzi di coloro che iniziano il trattamento ottengono una remissione completa e questa remissione sembra essere ben mantenuta nel tempo. Anche molti di coloro che non vanno in remissione ottengono un miglioramento, seppur in misura minore. Nei pazienti marcatamente sottopeso si osserva un tasso di risposta leggermente inferiore e un numero minore di pazienti completa il trattamento.
Allo stato attuale, i risultati della ricerca possono essere riassunti come segue:

  • La CBT-E ha dimostrato di essere adatta a tutte le diagnosi di disturbo dell’alimentazione negli adulti (Fairburn et al, 2009; Fairburn et al, 2013). Questo non è vero per nessun altro trattamento.
  • La CBT-E ha dimostrato di essere efficace anche nel trattamento dei pazienti adolescenti (Dalle Grave et al, 2013). Rappresenta quindi una potenziale alternativa al trattamento basato sulla famiglia, L’intervento di prima scelta per questa fascia di età.
  • La CBT-E può essere somministrata in setting ospedaliero e ambulatoriale.
  • Prendendo in esame gli studi in cui la CBT-E è stata ben somministrata, la CBT-E ha dimostrato di essere più efficace di altri due trattamenti ampiamente utilizzati: lo Specialist Supportive Clinical Management (SSCM) e il Maudsley Anorexia Nervosa Treatment for Adults (MANTRA).
  • In un confronto diretto con un trattamento psicologico alternativo leader per adulti, la psicoterapia interpersonale (IPT), la CBT-E si è rivelata più efficace (Fairburn et al, 2015).
  • Si è dimostrata più efficace di 100 sedute di psicoterapia psicoanalitica erogate in due anni (Poulsen et al, 2014).
  • I terapeuti necessitano di ricevere una formazione specifica nella CBT-E per ottenere risultati ottimali.