CBT-E dopo l’interruzione del FBT per gli adolescenti con disturbi dell’alimentazione: è il momento per un trattamento psicologico individuale

Riccardo Dalle Grave

I disturbi dell’alimentazione sono patologie mentali gravi, associate a significativi danni psicosociali e fisici. Negli adolescenti, il trattamento basato sulla famiglia (Family-Based Treatment, FBT) è riconosciuto come intervento di riferimento, supportato da studi controllati e randomizzati che ne dimostrano l’efficacia per disturbi come l’anoressia nervosa e la bulimia nervosa.

Tuttavia, il FBT presenta alcune limitazioni: meno della metà degli adolescenti (circa il 38%) raggiunge la remissione al termine del trattamento. Inoltre, questo approccio può risultare inadeguato per famiglie prive di caregiver disponibili, che incontrano difficoltà nel partecipare alle sedute o che non accettano un modello di cura centrato sulla famiglia.

La Terapia Cognitivo-Comportamentale Migliorata (CBT-E), un approccio transdiagnostico e personalizzato, è stata proposta come alternativa ed è oggi raccomandata per gli adolescenti con disturbi alimentari nei casi in cui l’FBT risulti controindicato o non accettabile.

FBT e CBT-E si distinguono per la diversa concettualizzazione dei disturbi dell’alimentazione e per i ruoli attribuiti a pazienti e genitori durante il percorso terapeutico.

Il FBT si basa su un “modello di malattia” per spiegare i comportamenti estremi di controllo del peso e le preoccupazioni riguardanti peso e forma corporea. Il disturbo viene considerato come qualcosa di separato dall’individuo, attraverso una strategia definita “esternalizzazione”. In questo contesto, i genitori svolgono un ruolo centrale, aiutando il giovane a riprendere il controllo dell’alimentazione.  Questo approccio pone un’enfasi particolare sul coinvolgimento attivo dei genitori, mentre il ruolo dell’adolescente rimane prevalentemente passivo. Uno dei principali vantaggi del modello è che solleva sia il giovane che la famiglia dal senso di colpa, favorendo un clima di sostegno familiare orientato alla remissione del disturbo.

La CBT-E si fonda su un modello psicologico in cui il disturbo dell’alimentazione non è considerato come separato dalla persona. L’eccessiva valutazione del peso, della forma corporea e del controllo sull’alimentazione viene considerata la psicopatologia nucleare da cui derivano le principali manifestazioni cognitive e comportamentali del disturbo dell’alimentazione.   Per raggiungere la remissione, è necessario che l’adolescente comprenda e affronti questi meccanismi psicologici che alimentano il disturbo, assumendo un ruolo attivo nel trattamento. I genitori, pur fornendo un supporto importante come “aiutanti”, non sono essenziali per il processo di guarigione.

Queste differenze nella concettualizzazione, nel coinvolgimento genitore-figlio, nelle strategie di trattamento e nei meccanismi d’azione suggeriscono che ciascun trattamento può essere efficace laddove l’altro sia controindicato, non accettato o inefficace. Tuttavia, ci sono prove limitate che dimostrano se chi non va in remissione con un trattamento possa beneficiare maggiormente dell’altro.

Uno studio australiano ha valutato gli effetti della CBT-negli adolescenti che hanno interrotto il FBT senza raggiungere la remissione e adolescenti che hanno ricevuto la CBT-E come trattamento iniziale perché non erano stati considerati adatti per il FBT.

Panoramica dello studio

Lo studio ha valutato 69 adolescenti di età compresa tra 13 e 17 anni con con disturbi dell’alimentazione e trattati in un centro clinica pubblico ambulatoriale in Australia. I partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi:

  1. Gruppo senza FBT precedente (n=42): Adolescenti che non hanno partecipato al FBT, spesso a causa di difficoltà logistiche o vincoli familiari.
  2. Gruppo con FBT precedente (n=27): Adolescenti che hanno iniziato l’FBT ma hanno interrotto il trattamento senza raggiungere una piena remissione.

Entrambi i gruppi sono stati trattati con 20-40 sedute di CBT-E. Gli esiti sono stati valutati attraverso il percentile di indice di massa corporea (BMI), la psicopatologia del disturbo dell’alimentazione con l’Eating Disorder Examination Questionnarie e il funzionamento pciosociale con il Clinical Impairment Assessment.

Risultati principali 

Entrambi i gruppi hanno ottenuto miglioramenti significativi nella psicopatologia del disturbo dell’alimentazione e nel funzionamento psicosociale dopo la CBT-E. Molti partecipanti hanno raggiunto soglie di miglioramento clinicamente significative, dimostrando l’efficacia dell’intervento.

In particolare, gli adolescenti senza FBT precedente hanno mostrato un aumento marcatp del peso corporeo, mentre quelli che avevano ricevuto il FBT in precedenza non hanno mostrato cambiamenti significativi nel peso, probabilmente a causa del parziale recupero del peso ottenuto durante le sedute iniziali di FBT. Questo sottolinea l’importanza di considerare la storia del trattamento individuale nella valutazione degli esiti legati al peso.

I tassi di abbandono della CBT-E sono stati simili tra i due gruppi, con il 60,9% dei partecipanti che ha completato l’intero ciclo terapeutico.

Sorprendentemente, la precedente interruzione del FBT non sembra aver ridotto la probabilità di completare la CBT-E, suggerendo che una storia di FBT incompleta non ostacola il successo della CBT-E come trattamento successivo.

Implicazioni per il trattamento dei disturbi dell’alimentazione negli adolescenti

I risultati di questo studio australiano evidenziano che gli adolescenti che rispondono in modo subottimale al FBT possono comunque ottenere benefici significativi dalla CBT-E. Ciò supporta le crescenti evidenze sull’efficacia della CBT-E come alternativa per coloro che non sono in grado o non vogliono partecipare al FBT.

Lo studio sottolinea la necessità di politiche sanitarie pubbliche volte ad ampliare l’accesso alla CBT-E come intervento standard per gli adolescenti con disturbi dell’alimentazione.

 

Bibliografia

Wilson DR, Withington T, Dalle Grave R, Dalton M. CBT-E following discontinued FBT for adolescents with eating disorders: time for a more individual approach? The Cognitive Behaviour Therapist. 2025;18:e1. doi:10.1017/S1754470X24000400