Stigma e disturbi della nutrizione e dell’alimentazione
Dr. Riccardo Dalle Grave
Responsabile scientifico AIDAP
I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono disturbi mentali caratterizzati da specifici pensieri, comportamenti e sensazioni riguardanti il peso, la forma del corpo e il controllo dell’alimentazione. Tali disturbi determinano un impatto profondamente negativo sul benessere e sulla qualità della vita delle persone che ne sono affette.
In Italia si stima che più di tre milioni di individui siano affetti da disturbi della nutrizione e dell’alimentazione e colpiscono sia donne che uomini, indipendentemente dall’età o dal background culturale. La pandemia ha aggravato ulteriormente questa situazione, con un incremento dei casi stimato tra il 30% e il 35%, oltre a un abbassamento dell’età di insorgenza.
Nonostante i progressi nella sensibilizzazione, pregiudizi e stigma nei confronti delle persone con disturbi della nutrizione e dell’alimentazione rimangono ampiamente diffusi. Questo perpetua un ulteriore danno, contribuendo a ostacolare il benessere e il percorso di cura di chi soffre di questi disturbi.
Bias nei confronti dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione
Il termine bias si riferisce a credenze e atteggiamenti negativi rivolti alle persone affette da disturbi e della nutrizione dell’alimentazione. Questi atteggiamenti si manifestano attraverso stereotipi e pregiudizi che perpetuano un’immagine distorta e discriminatoria nei loro confronti. Alla base di tali atteggiamenti vi è spesso un giudizio morale, che attribuisce la responsabilità della condizione alla persona stessa, quasi fosse una scelta deliberata o una mancanza di volontà.
Tra le idee errate più comuni vi sono la convinzione che i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione siano una scelta consapevole o una fase temporanea, che riguardino esclusivamente adolescenti di classe media, o che possano essere superati semplicemente “mangiando meglio”. Questi miti trascurano la complessità di tali disturbi, che coinvolgono fattori biologici, psicologici e sociali, e ignorano le gravi conseguenze fisiche e psicologiche che possono derivarne.
Gli stereotipi negativi contribuiscono a sviluppare e a rafforzare lo stigma verso chi soffre di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, peggiorando ulteriormente il loro disagio e ostacolando il percorso di cura.
Stigma nei confronti dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione
Lo stigma consiste nell’attribuzione di qualità negative alle persone con disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, generando comportamenti discriminatori che favoriscono l’esclusione, l’emarginazione e il rafforzarsi delle disuguaglianze.
Lo stigma opera su diversi livelli:
- Strutturale: veicolato da media, leggi e politiche che perpetuano stereotipi e disuguaglianze.
- Interpersonale: attraverso prese in giro, episodi di bullismo e comportamenti discriminatori.
- Intrapersonale: si verifica quando la persona assimila gli stereotipi sociali negativi legati ai disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, sviluppando convinzioni negative su di sé e sul modo in cui gli altri la percepiscono.
Fattori come la rappresentazione stereotipata nei media, la disinformazione e i pregiudizi culturali contribuiscono al perpetuarsi di queste dinamiche stigmatizzanti.
Impatto dello stigma strutturale e interpersonale sulla persona
Lo stigma sociale può aggravare condizioni come ansia, depressione e isolamento sociale, influenzando profondamente il benessere delle persone con disturbi della nutrizione e dell’alimentazione.
A livello familiare, spesso genera conflitti e incomprensioni, mentre in ambito lavorativo e scolastico può limitare le opportunità, favorire trattamenti discriminatori e ostacolare il successo personale e professionale.
Negli ambienti sanitari, lo stigma rappresenta una barriera significativa: molte persone, temendo giudizi o trattamenti inadeguati, evitano di cercare aiuto. Ciò può prolungare la durata del disturbo, peggiorarne la gravità e ritardare interventi terapeutici cruciali.
Impatto dello stigma interiorizzato sulla persona
Chi sperimenta questo tipo di stigma spesso si sente in colpa per il proprio disturbo e presume che anche gli altri lo considerino un fallimento personale. Questo senso di colpa è ulteriormente amplificato dallo stigma del peso nei confronti delle persone con disturbi della nutrizione e dell’alimentazione con peso elevato, che contribuisce ad aumentare il loro isolamento sociale.
La visione negativa di sé, associata allo stigma interiorizzato, non può essere spiegata unicamente dalla presenza di depressione clinica o di bassa autostima. Le persone che vivono questa condizione tendono infatti a percepirsi come un fallimento, attribuendo la causa del proprio disturbo e del loro cattivo stato di salute a se stessi.
Lo stigma interiorizzato mina l’autostima, alimentando sentimenti di vergogna e autoisolamento e portando a evitare relazioni, opportunità lavorative e attività sociali, oltre a ridurre la probabilità di richiedere supporto e trattamento.
Come affrontare lo stigma sociale?
Per ridurre lo stigma strutturale, che ostacola l’accesso all’assistenza attraverso norme e pratiche discriminatorie, è fondamentale adottare strategie mirate. Tra queste, il rafforzamento delle leggi antidiscriminazione per garantire un accesso equo ai servizi e una tutela dei diritti, l’introduzione di responsabilità istituzionale per migliorare trasparenza e meccanismi di reclamo, e il coinvolgimento diretto delle persone con esperienza vissuta nella progettazione e valutazione dei servizi. È inoltre necessario fornire formazione specifica a professionisti e leader per prevenire atteggiamenti stigmatizzanti e promuovere ambienti sicuri che offrano un’assistenza inclusiva e rispettosa, eliminando pratiche restrittive. Infine, è essenziale assicurare equità nella distribuzione e nella qualità dei servizi.
Per affrontare lo stigma interpersonale, generato da stereotipi e pregiudizi diffusi nella società, è necessario promuovere educazione e sensibilizzazione. Proteste e advocacy possono essere utilizzate per correggere politiche e pratiche discriminatorie in ambiti come scuole, luoghi di lavoro e altre istituzioni. Programmi educativi mirati possono sfatare miti e promuovere una comprensione accurata dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. Facilitare connessioni positive tra persone con tali disturbi e la società, attraverso interazioni dirette, può contribuire a ridurre i pregiudizi. Campagne di salute pubblica possono diffondere messaggi inclusivi e corretti, indirizzandosi a specifici gruppi target per aumentare consapevolezza e informazione. Infine, una regolamentazione dei media, attraverso un codice di condotta, può garantire una rappresentazione rispettosa ed equilibrata dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione nella sfera pubblica.
Come affrontare lo stigma interiorizzato?
Campagne e programmi che normalizzano il dialogo sui disturbi della nutrizione e dell’alimentazione possono promuovere l’auto-accettazione e incoraggiare le persone che ne soffrono a cercare supporto senza timore di giudizio. Percorsi psicoterapeutici specializzati, come la Terapia Cognitivo Comportamentale Migliorata (CBT-E), si rivelano particolarmente utili nel favorire una maggiore consapevolezza di sé e nel contrastare le credenze negative interiorizzate. In particolare, la CBT-E ha sviluppato un modulo specifico per affrontare lo stigma interiorizzato del peso, contribuendo a migliorare l’accettazione di sé.
Acquisire conoscenze scientifiche sui disturbi della nutrizione e dell’alimentazione può aiutare le persone a comprendere meglio la propria condizione, riducendo sentimenti di colpa e isolamento. Interagire con individui che hanno vissuto esperienze simili può offrire ulteriore ispirazione e conforto, creando un senso di appartenenza e sostegno reciproco.
Infine, imparare a difendere i propri diritti o cercare supporto per farlo rappresenta un passo importante verso l’empowerment personale, aiutando le persone a rafforzare la propria autostima e il senso di controllo sulla propria vita.
AIDAP cosa fa
AIDAP promuove conversazioni aperte sulla salute mentale e sui disturbi della nutrizione e dell’alimentazione per combattere lo stigma e favorire una maggiore consapevolezza e comprensione di questi disturbi. L’associazione si impegna a educare la popolazione sfidando pregiudizi e miti, e raccomanda l’uso di un linguaggio inclusivo e rispettoso, evitando espressioni che possano alimentare vergogna o senso di colpa riguardo l’alimentazione, il peso e la forma del corpo. Parallelamente, lavora per sensibilizzare la società, incoraggiando empatia e comprensione nei confronti delle esperienze di chi convive con un disturbo della nutrizione e dell’alimentazione. AIDAP sostiene inoltre la parità di trattamento tra questi disturbi e le malattie fisiche, sottolineandone la gravità e promuovendo l’accesso equo a trattamenti basati sull’evidenza scientifica.
Per approfondire
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