Processi cognitivi e trattamento dell’obesità

Riccardo Dalle Grave

AIDAP Verona, Unità di Riabilitazione Nutrizionale Casa di Cura Villa Garda

Esiste un consenso generale sul fatto che le spinte principali che conducono verso il recupero del peso sono la pressione biologica degli individui a mangiare in eccesso per ripristinare il peso originale (Keesey & Hirvonen, 1997), in combinazione all’esposizione ad un ambiente ricco di alimenti altamente appetibili e ipercalorici, per non parlare della disponibilità di dispositivi elettronici, che intensifica la predisposizione umana a conservare energia.

Tuttavia, i dati del National Weight Control Registry (NWCR) mostrano chiaramente che molte persone sono in grado di superare queste pressioni a lungo termine e di mantenere una significativa perdita di peso adottando specifici comportamenti di modificazione dello stile di vita (per es.,  livelli più alti di attività fisica intensa, controllo del peso con maggiore frequenza e adozione di strategie comportamentali per controllare l’apporto dietetico) (McGuire et al., 1999). Sfortunatamente, tuttavia, questo studio non è stato concepito per rispondere alla domanda centrale sollevata da questi risultati, ovvero perché alcuni individui riescono a continuare a praticare comportamenti di controllo del peso – e quindi a mantenere la perdita di peso a lungo termine – mentre altri no.

Detto questo, poiché i “comportamenti complessi” coinvolti nella perdita e nel mantenimento del peso attraverso la modificazione dello stile di vita sono influenzati da processi cognitivi consci, è plausibile che questi possano avere un ruolo influente nel successo o nel fallimento di un individuo nel mantenere il peso perso. I fattori cognitivi sono stati ampiamente trascurati nei tradizionali trattamenti dell’obesità, ma questa ipotesi è supportata da ricerche scientifiche di base che dimostrano chiaramente il ruolo dei processi cognitivi nel mantenere abitudini alimentari non salutari e rendere difficile un’alimentazione più sana (Jansen et al., 2015). Ciò è inoltre supportato dai risultati di numerosi studi clinici che hanno, rispettivamente, mostrato associazioni tra fattori cognitivi specifici e interruzione del trattamento, così come la quantità di peso perso e il mantenimento del peso perso a lungo termine (Dalle Grave et al., 2014).

Obiettivi di peso e obiettivi primari non realistici

Gli studi effettuati in Italia indicano che le persone che iniziano un trattamento di perdita di peso hanno un’aspettativa media di perdita di peso del 32% (Dalle Grave et al., 2004) e spesso hanno “obiettivi primari” non solo legati al miglioramento delle condizioni di salute (per es., migliorare le relazioni interpersonali e/o la fiducia in se stessi, trovare un partner o un nuovo lavoro) (Dalle Grave et al., 2018). I dati disponibili indicano che questi obiettivi non sono realistici perché non esistono trattamenti dell’obesità, incluso la chirurgia bariatrica, che hanno dimostrato di riuscire a determinare a lungo termine un calo di peso medio superiore al 30% e molti obiettivi primari non legati alla salute spesso non sono raggiungibili anche con un grande  decremento ponderale.

La presenza di obiettivi di peso e di obiettivi primari non realistici sembra associarsi all’interruzione del trattamento (Dalle Grave et al., 2015; Dalle Grave et al., 2005)  o al non impegnarsi nel mantenimento del peso perso, perché le persone considerano il risultato ottenuto insoddisfacente (Calugi et al., 2020). Inoltre, le persone che hanno obiettivi di peso non realistici adottano spesso in modo intermittente una restrizione dietetica disfunzionale che contribuisce a scatenare e a mantenere gli episodi di abbuffata (Cooper et al., 2019).

Sindrome della falsa speranza

La popolarità delle diete estreme e rigide è aumentata sempre di più negli ultimi anni e questo in buona parte è dovuto alla sindrome della falsa speranza (Polivy, 2001) che spesso è sfruttata dall’industria della dieta. La falsa speranza si basa sulla credenza errata che il cambiamento è facilmente raggiungibile e che produrrà dei benefici esagerati.

Per quanto riguarda la dieta, gli studi hanno osservato che le persone sembrano comportarsi in modo paradossale, persistendo in ripetuti tentativi di perdita di peso con diete incongrue, nonostante i fallimenti precedenti. La perdita di peso iniziale fornisce spesso un potente rinforzo positivo, anche se poi è seguita da un fallimento, perché si accompagna spesso a sensazioni di controllo e ottimismo. Inoltre, le aspettative non realistiche relative alla facilità, alla velocità, al probabile grado di perdita di peso e ai presunti benefici che si potranno ottenere dal decremento ponderale tendono a sopraffare la conoscenza derivata dai precedenti fallimenti. Questi ultimi sono spesso la conseguenza dell’adozione di una dieta disfunzionale caratterizzata dall’adozione di regole dietetiche estreme e rigida, che non può ovviamente essere mantenuta a lungo termine, per raggiungere obiettivi di peso e obiettivi primari non realistici.(Dalle Grave et al., 2004).

La falsa speranza di chi segue le diete disfunzionali promosse dall’industria della dieta riflette il desiderio di credere che si può ottenere ciò che si desidera: le false speranze si sviluppano, infatti, perché le persone vogliono credere ad esse.

Credenze irrazionali associate all’alimentazione

L’Irrational Food Beliefs Scale (IFBS) è uno strumento autosomministrato, validato in italiano (Dametti et al., 2023). composto da 41 item che indagano le credenze irrazionali associate all’alimentazione. Lo strumento per la sua validazione italiana è stato somministrato ad un campione di 503 pazienti che hanno richiesto un trattamento per l’obesità.

Sebbene l’IFBS non abbia discriminato i pazienti con obesità da un gruppo di 45 controlli senza obesità, il punteggio globale e quello degli altri fattori hanno distinto i pazienti con obesità con o senza disturbo da binge-eating e parzialmente pazienti con obesità con o senza eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo. I sei fattori dell’IFBS estratti con l’analisi fattoriale sono i seguenti:

  • Autoinganno sul controllo dell’alimentazione e del peso
  • Credenze sull’alimentazione e sulla regolazione emotiva
  • Bassa tolleranza al controllo dell’alimentazione
  • Credenze sull’alimentazione e sul piacere edonico
  • Credenze sulla dieta
  • Pensiero tutto o nulla sull’alimentazione

Sono in corso degli studi longitudinali per valutare se i costrutti dell’IFBS abbiano un ruolo significativo nell’assunzione e nel mantenimento di abitudini alimentari disfuzionali e nel fallimento degli sforzi di controllo del peso a lungo termine.

Conclusioni

Numerosi studi hanno trovato che specifici fattori cognitivi sono associati all’attrito, mentre altri sono legati all’entità della perdita di peso o al mantenimento della perdita di peso a lungo termine. È anche probabile che questi e altri processi possano influenzare l’esito del trattamento dei pazienti trattati con i nuovi farmaci per la perdita di peso, ma questa ipotesi deve essere verificata.

La ricerca futura dovrà valutare il valore potenziale dell’inclusione di strategie e procedure specifiche progettate per affrontare le variabili cognitive associate a risultati sfavorevoli del trattamento per migliorare l’efficacia a lungo termine della gestione dell’obesità.

Referenze

Calugi, S., Marchesini, G., El Ghoch, M., Gavasso, I., & Dalle Grave, R. (2020). The association between weight maintenance and session-by-session diet adherence, weight loss and weight-loss satisfaction. Eating and Weight Disorders, 25(1), 127-133. https://doi.org/10.1007/s40519-018-0528-8

Cooper, Z., Calugi, S., & Dalle Grave, R. (2019). Controlling binge eating and weight: a treatment for binge eating disorder worth researching? Eating and Weight Disorders, 25(4), 1105-1109. https://doi.org/10.1007/s40519-019-00734-4

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Dametti, L., Bani, E., Tomasi, C., Dalle Grave, A., Derrigo, R., Chimini, M., Dalle Grave, R., & Calugi, S. (2023). The Irrational Food Beliefs Scale: Validation of the Italian Version in Patients with Obesity. Journal of Rational-Emotive and Cognitive-Behavior Therapy. https://doi.org/10.1007/s10942-023-00499-x

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Keesey, R. E., & Hirvonen, M. D. (1997). Body weight set-points: determination and adjustment. Journal of Nutrition, 127(9), 1875s-1883s. https://doi.org/10.1093/jn/127.9.1875S

McGuire, M. T., Wing, R. R., Klem, M. L., & Hill, J. O. (1999). Behavioral strategies of individuals who have maintained long-term weight losses. Obesity Research, 7(4), 334-341. https://doi.org/10.1002/j.1550-8528.1999.tb00416.x

Polivy, J. (2001). The false hope syndrome: unrealistic expectations of self-change. International journal of obesity and related metabolic disorders : journal of the International Association for the Study of Obesity, 25 Suppl 1, S80-84. https://doi.org/10.1038/sj.ijo.0801705