Servizi clinici per i disturbi dell’alimentazione di tutte le età: una soluzione per superare il passaggio problematico dai servizi clinici per gli adolescenti a quelli per gli adulti

Riccardo Dalle Grave

Unità operativa locale AIDAP Verona, Casa di Cura Villa Garda (Garda-VR)

Quasi il 50% dei disturbi dell’alimentazione inizia prima dei 18 anni e il picco di insorgenza dell’anoressia nervosa e della bulimia nervosa è rispettivamente di 17 e 18 anni. I disturbi dell’alimentazione spesso persistono per diversi anni e le persone che ne sono affette hanno bisogno di terapie ambulatoriali altamente specializzate e talvolta intensive, come ad esempio i trattamenti residenziali o ospedalieri, fino a raggiungere la metà dei vent’anni e oltre.

Questi dati indicano che molti giovani con disturbi dell’alimentazione affrontano inevitabilmente la transizione dai servizi clinici per gli adolescenti a quelli per gli adulti. A conferma di ciò, alcuni studi eseguiti nei paesi anglosassoni hanno riportato che il 25-35% dei pazienti adolescenti continua il trattamento nei servizi clinici per disturbi dell’alimentazione degli adulti.

Problemi associati alla transizione dai servizi clinici per adolescenti a quelli per adulti

La transizione dai servizi clinici per i disturbi dell’alimentazione per gli adolescenti a quelli per gli adulti è associata a diversi problemi, che sono più comuni nei paesi che prevendono un passaggio obbligatorio del servizio clinico all’età di 18 anni.

Interruzione del trattamento per un periodo di tempo

Il passaggio dal servizio clinico per adolescenti a quello per adulti spesso avviene bruscamente e, a causa di difficoltà organizzative, si associa spesso con l’interruzione del trattamento per un periodo di tempo più o meno lungo. Di conseguenza, la persona rischia di non ricevere un trattamento regolare in un momento cruciale della gestione del suo disturbo dell’alimentazione.

Discontinuità nel processo di cura

La transizione può creare discontinuità nel processo di cura, interrompendo relazioni terapeutiche importanti e spesso positive con l’equipe adolescenziale. I pazienti e i familiari si possono sentire persi e abbandonati durante questa transizione.

Diversa natura del trattamento offerto

Tradizionalmente, la natura del trattamento offerto per i disturbi dell’alimentazione è molto diversa nei servizi clinici per gli adolescenti rispetto a quelli per adulti, nonostante adolescenti e adulti abbiano la stessa psicopatologia del disturbo dell’alimentazione, cioè, hanno attitudini (es. preoccupazioni per il peso, la forma del corpo e il controllo dell’alimentazione) e comportamenti  (es. dieta ferrea, esercizio fisico eccessivo, episodi di abbuffata e comportamenti di compenso) simili.

I servizi clinici per gli adolescenti di solito forniscono trattamenti basati sulla famiglia, mentre  quelli per adulti terapie psicologiche individuali. I due approcci differiscono significativamente nella concettualizzazione dei disturbi dell’alimentazione e nella natura del coinvolgimento dei genitori e pazienti (vedi Tabella 1).

Tabell 1 . Principali differenze principali tra trattamenti basati sulla famiglia e i trattamenti psicologici individuali

Trattamenti basati sulla famiglia Trattamenti psicologici individuali
Concettualizzazione del disturbo dell’alimentazione Il problema appartiene all’intera famiglia

Il disturbo è separato dal paziente (esternalizzazione)

Il problema appartiene all’individuo

Il disturbo non è separato dal paziente

Coinvolgimento del paziente Non è coinvolto attivamente È coinvolto attivamente
Coinvolgimento dei genitori Di importanza vitale Utile ma non essenziale

 

Nei trattamenti basati sulla famiglia la “malattia” è considerata appartenere a tutta la famiglia ed è separata dal paziente (esternalizzazione); questo consente ai genitori di assumere temporaneamente il controllo dell’alimentazione dell’adolescente. In questi trattamenti, infatti, l’adolescente non è attivamente coinvolto, perché, in accordo con la loro concettualizzazione, una malattia che gli impedisce di avere controllo, mentre il coinvolgimento dei genitori è di vitale importanza. Nei trattamenti psicologici individuali, al contrario, il problema appartiene alla persona e non è separato da essa (non si usa l’esternalizzazione). Pertanto, il paziente è attivamente coinvolto nel riprendere il controllo e nel trattamento, mentre il coinvolgimento dei genitori o di altri significativi è utile ma non essenziale.

È comprensibile capire perché il passaggio da un trattamento basato sulla famiglia a un trattamento psicologico individuale, creando una discontinuità nella natura della cura, possa spesso disorientare i pazienti e i loro genitori sulle strategie e procedure che devono essere adottate per superare il disturbo dell’alimentazione, aumentando il rischio di ricaduta ed esito negativo del trattamento.

Servizi clinici per i disturbi dell’alimentazione di tutte le età: una potenziale soluzione

Una potenziale soluzione per superare i problemi descritti sopra, e implementata in alcuni paesi, è l’organizzazione di servizi clinici che coprono la fascia di età dall’adolescenza all’età adulta. Questi servizi hanno il vantaggio di evitare l’interruzione del trattamento e la discontinuità nel processo di cura. In questi servizi è possibile implementare trattamenti psicologici basati sull’evidenza che possono essere estesi alle persone che si trovano nel periodo di transizione tra l’adolescenza e la prima età adulta. A tal fine, si possono usare due principali strategie:

  1. Il modello a salire (reach-up), estendendo, ad esempio, i trattamenti basati famiglia all’età di transizione.
  2. Un modello a scendere (reach-down), adattando, ad esempio, i trattamenti psicologici individuali all’età di transizione.

A mio parere, la seconda strategia è preferibile perché i pazienti in età di transizione (ad esempio, 17-19 anni) possono trovare più accettabile un trattamento individuale da “adulto” che li coinvolge attivamente, rispetto a una terapia familiare che prevede il controllo della loro alimentazione da parte dei genitori. Tuttavia, la mia previsione deve essere testata.

La terapia cognitivo-comportamentale migliorata (CBT-E) è il trattamento di scelta durante l’età di transizione?

La CBT-E è tra i principali candidati per diventare il trattamento psicologico di prima scelta da adottare nei servizi clinici dei disturbi dell’alimentazione di tutte le età. La CBT-E è stata inizialmente sviluppata per gli adulti, ma è stata adattata per i pazienti adolescenti con risultati promettenti. Nella CBT-E, i genitori sono attivamente coinvolti nella creazione di un ambiente familiare ottimale per facilitare il cambiamento del paziente e, in accordo con la loro figlia o il loro figlio, nel supportarlo nell’implementazione di alcune procedure del trattamento. Il ruolo dei genitori come aiutanti, piuttosto che controllori, come generalmente viene raccomandato nei trattamenti basati sulla famiglia, sembra particolarmente adatto alle esigenze dei giovani con disturbi dell’alimentazione nell’età di transizione che sono spesso molto preoccupati per le difficoltà riguardanti il controllo e l’autonomia.

Un’altra caratteristica importante che rende la CBT-E un potenziale trattamento di scelta per i servizi clinici dei disturbi dell’alimentazione di tutte le età è che ha dimostrato di essere efficace per tutte le diagnosi di disturbi dell’alimentazione sia negli adulti che negli adolescenti. Pertanto, i clinici che trattano i disturbi dell’alimentazione, imparando la CBT-E, possono imparare ed usare un singolo intervento psicologico basato sull’evidenza piuttosto che molte terapie specifiche per età e disturbo dell’alimentazione.

 

Bibliografia

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