Uno studio longitudinale sui rituali alimentari nei pazienti con anoressia nervosa

A cura di Massimiliano Sartirana

AIDAP Verona

I rituali alimentari sono comportamenti problematici osservati comunemente nelle persone con anoressia nervosa. Tuttavia, la ricerca ha scarsamente studiato il loro ruolo sugli esiti del trattamento.

Un recente studio pubblicato su Frontiers in Psychology dall’equipe del Dipartimento dei Disturbi dell’alimentazione di Villa Garda ha valutato in 90 pazienti affetti da anoressia nervosa trattati con con 20 settimane di terapia cognitivo comportamentale migliorata (CBT-E) intensiva residenziale la presenza di rituali alimentari, la loro modificazione nel tempo e il loro ruolo come predittori di esito del trattamento. I  pazienti sono stati valutati al basale, dopo 4 settimane e alla fine del trattamento e dopo 6 mesi dalla dimissione con l’intervista Eating Disorder Examination (EDE.16), il Brief Symptom Inventory (BSI), lo Starvation Symptom Inventory (SSI) e una check list di 9 item dei  rituali alimentari completata da una dietista durante l’assistenza dei pasti delle pazienti. La Structured Clinical Interview (SCID DSM-IV) è stata somministrata per valutare la presenza di disturbi mentali coesistenti al disturbo dell’alimentazione.

I risultati dello studio hanno evidenziato che rituali alimentari miglioravano dall’inizio del trattamento, a 4 settimane e alla fine della terapia e che la percentuale dei pazienti con almeno un rituale alimentare al basale si riduceva dall’87,7% al 71,2% dopo 4 settimane e al 41,1% alla fine del trattamento.

Lo studio delle caratteristiche basali attraverso l’analisi dei coefficienti di correlazione tra i rituali alimentari e le caratteristiche cliniche e demografiche basali ha evidenziato una correlazione significativa, anche se debole, tra i rituali alimentari, l’età e la psicopatologia specifica dei disturbi dell’alimentazione (ad eccezione della scala preoccupazione per l’alimentazione) e la psicopatologia generale, ma non con il peso soppresso, l’indica di massa corporea (IMC), la durata di malattia, le espressioni comportamentali del disturbo dell’alimentazione, i punteggi nelle sottoscale che misurano l’ansia e le ossessioni compulsioni del BSI e i punteggi dell’SSI. L’analisi della correlazione tra i rituali alimentari e la coesistenza di un disturbo mentale di asse 1 ha evidenziato un più alto numero medio in basale di rituali alimentari nei pazienti con almeno un disturbo d’ansia coesistente rispetto ai pazienti senza tale comorbilità. Inoltre, non è emersa una differenza significativa nella frequenza dei rituali alimentari tra i sottotipi di anoressia nervosa (cioè tipo restrittivo e tipo con episodi bulimici e comportamenti eliminativi).

L’analisi della relazione tra i rituali alimentari, il loro cambiamento e le variabili di esito del trattamento è stata eseguita attraverso la stepwise linear regression analysis che ha considerato come variabile indipendente i rituali sull’alimentazione e come variabili dipendenti il IMC, l’EDE, i punteggi delle sottoscale del BSI e l’SSI globale misurati alla fine del trattamento e a 6 mesi di follow-up e controllati per l’IMC basale e i punteggi dell’EDE e del BSI. L’analisi ha evidenziato che i rituali alimentari non sono significativamente associati con le variabili di esito sia alla fine del trattamento che a 6 mesi di follow-up. Nessuna variabile di esito alla fine della terapia e a 6 mesi di follow-up era significativamente associata con il cambiamento nei rituali alimentari tra l’inizio della terapia, dopo 4 settimane e alla fine della terapia. Inoltre, un successivo modello di regressione lineare ha evidenziato come i rituali alimentari non predicessero il raggiungimento della soglia minima di peso normale sia alla fine della terapia che dopo 6 mesi di follow up.

Lo studio ha generato tre principali risultati. Il primo è la relazione tra rituali alimentari e la giovane età e la psicopatologia specifica e generale. Inoltre, la relazione osservata tra almeno un disturbo d’ansia coesistente al disturbo dell’alimentazione e la frequenza dei rituali alimentari, se confermata da altre ricerche, supporterebbe l’assunto teorico che i rituali alimentari siano espressioni cliniche della psicopatologia del disturbo dell’alimentazione e non siano associati alla gravità del sottopeso o della quantità di peso perso, ma siano accentuati dalla coesistenza di un disturbo d’ansia.

Il secondo risultato è la riduzione significativa della frequenza dei rituali alimentari dall’inizio del trattamento a 4 settimane che continua fino alla fine della terapia, un dato che conferma l’efficacia della CBT-E intensiva.

Il terzo e più importante risultato è che la presenza dei rituali alimentari in basale e il loro cambiamento dopo le prime 4 settimane di trattamento non è predittivo dell’IMC, della psicopatologia specifica e generale alla fine del trattamento e a 6 mesi di follow-up. Inoltre, il recupero del peso non è associato ai rituali alimentari in basale a 4 settimane e alla fine della terapia. Questo dato, se confermato, supporta la teoria su cui si basa la CBT-E di non affrontare direttamente nel corso del trattamento i rituali alimentari perché raramente sono un meccanismo di mantenimento della psicopatologia del disturbo dell’alimentazione e quindi un ostacolo al trattamento.

 

Fonte: Calugi, S., Chignola, E., & Dalle Grave, R. (2019). A Longitudinal study of eating rituals in patients with anorexia nervosa Frontiers in Psychology, 10(15). doi:10.3389/fpsyg.2019.00015