Sfide nel trattamento degli adolescenti con anoressia nervosa. La CBT-E è la risposta?

A cura di: Massimiliano Sartirana
Fonte: Tanja M. Legenbauer and Adrian Meule. (2015). Challenges in the Treatment of Adolescent Anorexia Nervosa – Is Enhanced Cognitive Behavior Therapy The Answer? October 2015; Volume 6; Article 148, Frontiers in Psychiatry.

A commentary on

Inpatient cognitive behavior therapy for adolescents with anorexia nervosa: immediate and longer-term effects. By Dalle Grave R, Calugi S, El Ghoch M, Conti M, Fairburn CG.Frontiers in Psychiatry. 2014;5:14.

Un articolo recentemente pubblicato dalla rivista Frontiers in Psychiatry di Legenbauer e Meule ha commentato le potenzialità della CBT-E per i pazienti adolescenti con anoressia nervosa, facendo riferimento in particolare alla ricerca condotta sul trattamento residenziale dal gruppo della Casa di Cura Villa Garda diretta da Riccardo Dalle Grave in collaborazione con il centro Credo di Oxford diretto dal prof. Fairburn.

Legenbauer e Meule sottolineano che negli ultimi anni sono stati fatti progressi nella raccolta di evidenze di efficacia dei trattamenti per gli adolescenti affetti da anoressia nervosa e che, sebbene il trattamento basato sulla famiglia (FBT) sia attualmente l’intervento con maggiori prove di efficacia, i risultati che dimostrino la sua superiorità rispetto ai trattamenti psicologici individuali sono inconcludenti.

I due autori suggeriscono che l’adattamento della CBT-E per gli adolescenti potrebbe essere una potenziale strategia per migliorare il basso tasso di risposta ai trattamenti dei pazienti adolescenti affetti da anoressia nervosa. A supporto della loro ipotesi, Legenbauer e Meule enfatizzano che i risultati dello studio condotto a Villa Garda sono molto promettenti sia in termini di accettabilità del trattamento (il 95% ha completato il trattamento a dispetto dell’obiettivo di un completo recupero del peso) sia di efficacia a lungo termine (a 12 mesi dalla fine del trattamento l’83% dei pazienti aveva ancora un peso normale e una sintomatologia del disturbo dell’alimentazione significativamente ridotta). Secondo gli autori, questi risultati costituiscono la base e l’ispirazione per la ricerca futura per migliorare gli esiti del trattamento a lungo termine dei pazienti adolescenti affetti da anoressia nervosa.

Legenbauer e Meule concludono indicando che la ricerca futura dovrebbe organizzare ricerche randomizzate con un gruppo di controllo e un controllo anche per gli effetti di trattamenti aggiuntivi dopo la dimissione da un intervento residenziale.

A queste indicazioni, mi permetto di aggiungere che tali ricerche dovrebbero essere condotte da terapeuti adeguatamente formati sulle procedure previste dal protocollo di trattamento, cosa che non sempre è accaduta negli studi che hanno valutato l’efficacia dei trattamenti psicologici nei disturbi dell’alimentazione. Le ricerche future dovrebbero inoltre valutare i mediatori del trattamento al fine di identificare le caratteristiche dei pazienti che possono beneficiare di uno specifico approccio terapeutico rispetto a un altro.