Adolescenti, diete e mestruazioni: una visione corretta del problema

A cura di Domenico Filardo

In questi giorni, numerose testate giornalistiche, in vista del congresso della società internazionale di ginecologia endocrinologica, che si tiene in questi giorni a Firenze, hanno riportato un articolo, che si rifà alle dichiarazioni del suo Presidente, dal titolo “L’allarme dei ginecologi: teenager senza ciclo a causa di stress e diete”, all’interno del quale, è indicato come trattamento per l’amenorrea, la soluzione farmacologica ovvero la terapia ormonale sostitutiva affiancata da un supporto psicologico.
Questo dimostra, che spesso un problema visto, dal punto di vista di uno specialista di una branca settoriale della medicina può portare a delle soluzioni in grado di “risolvere” il sintomo ma a non affrontare la causa del problema stesso.
In realtà, già nell’articolo “Caro ginecologo…” della Dr.ssa Maria Grazia Rubeo pubblicato nel 1999 sul primo numero della newsletter “Emozioni e Cibo” dell’Aidap (Associazione Italiana Disturbi dell’Alimentazione e del Peso), è messa in correlazione l’amenorrea con la dieta ferrea e conseguentemente con il peso.
Nella lettera-articolo, è evidenziato che le ragazze che soffrono di anoressia nervosa presentano una persistente amenorrea secondaria alla perdita di peso e alla restrizione alimentare, che spesso è riconosciuta come primo segno di “anormalità” da parte delle ragazze e delle loro famiglie. L’amenorrea, prima del DSM-V faceva parte dei criteri diagnostici dell’anoressia nervosa.
L’amenorrea è causata dall’anomala secrezione pulsatile ipofisaria di LH e dalla bassa produzione ovarica di estrogeni, ed evidenzia inoltre una ridotta risposta ipofisaria al LHRH ipotalamico. Questo quadro, nella maggior parte dei casi, si normalizza con il recupero ponderale, la scomparsa dell’iperattività fisica e della restrizione alimentare.
Una delle conseguenze più temibili dell’ipoestrogenismo è l’osteopenia da ridotta apposizione corticale, tanto più temibile quanto più è precoce l’insorgenza del problema. La riduzione della massa ossea, inoltre, è direttamente correlata con la durata dell’amenorrea e con il BMI (indice di massa corporea) e quindi più in generale con la durata del problema stesso.
Il riconoscere, infatti, che è secondaria alla restrizione alimentare e al dimagramento, e che un intervento sui fattori di mantenimento (tra cui la dieta) sia il primo obiettivo della terapia, può essere una risposta corretta in grado di orientare le ragazze verso un trattamento adeguato. Al contrario, la somministrazione di estrogeni come cura dell’amenorrea, oltre a non tenere in considerazione il sintomo amenorrea, nel contesto di un più complesso problema, funge da rinforzo di negazione del problema, e non tiene in considerazione i fattori psicopatologici del disturbo. Gli estrogeni, inoltre, non aumentano la formazione dell’osso; essi, infatti, sopprimono sia la formazione sia la perdita di osso e quindi possono impedire il recupero della massa ossea perduta e negli adolescenti che non hanno ancora completato l’accrescimento, l’uso di estrogeni, può causare una fusione prematura delle epifisi e l’arresto della crescita.
In conclusione, per una corretta soluzione del problema, bisogna tener presente che la somministrazione di estrogeni in una ragazza con amenorrea conseguente all’eccesiva perdita di massa grassa, non è consigliata, mentre l’indicazione terapeutica migliore è l’eliminazione della restrizione alimentare e il ristabilimento della quota fisiologica della massa grassa.

Fonte: Tgcom24 per L’allarme dei ginecologi
Fonte: Emozioni e Cibo per Caro ginecologo…