Position Statement della  World Obesity Federation (WOF) per una narrazione globale dell’obesità per riconoscere e ridurre lo stigma sul peso.

Daniele Di Pauli, psicoterapeuta.

Un incontro di 41 persone che includevano (operatori sanitari, ricercatori sull’obesità, ricercatori sullo stigma del peso, responsabili politici della salute, sostenitori dei giovani e individui con esperienza vissuta di obesità) provenienti da più paesi si sono riuniti per considerare i modi in cui le narrazioni globali sull’obesità e i pregiudizi verso questa malattia complessa e cronica possono contribuire allo stigma sul peso.

Lo stigma sul peso può rappresentare una barriera per le persone che hanno un peso corporeo più alto o dimensioni corporee più grandi. Svantaggi nei domini della vita più importanti (scuola, lavoro, assistenza sanitari) e ricadute negative sulla salute fisica, psicologica e sociale sono le conseguenze dello stigma sia che esso sia sperimentato sia interiorizzato.

L’evidenza scientifica è concorde a considerare lo stigma sul peso come una realtà da conoscere e trattare che può causare più danni dell’obesità stessa.

L’obiettivo del gruppo di lavoro è stato quello di:

  • Discutere lo stigma del peso su scala globale.
  • Identificare le lacune nella conoscenza.
  • Esaminare l’impatto delle narrazioni relative all’obesità sullo stigma del peso.
  • Proporre raccomandazioni applicabili a livello globale.
  • Aumentare la rappresentatività della ricerca in diverse regioni del mondo.

È stato esaminato attentamente come le narrazioni generali sull’obesità, quelle sulla alimentazione e attività fisica e il linguaggio scientifico e pubblico possano contribuire allo stigma, considerando anche l’impatto che questo può avere sulla persona lungo tutto il suo arco di vita.

Il gruppo ha posto l’attenzione sul modo in si parla sia dell’obesità sia di chi ne è affetto poiché la narrazione (spesso semplicistica e basata sulla responsabilità personale) che spesso viene riservata a questa malattia complessa e cronica è carburante per lo stigma e pregiudizio. Infatti, la persona affetta da obesità è spesso dipinta come causa della sua condizione e questo la rende bersaglio di numerosi stereotipi negativi che la descrivono come pigra, senza volontà e non interessata al proprio benessere.

A questa narrazione si aggiunge quella semplicistica legata allo slogan (mangia di meno e muoviti di più) che offre una soluzione semplicistica a una condizione molto complessa e nella quale intervengono aspetti biologici, genetici, psicologici, culturali e ambientali.

Un altro problema sottolineato dal gruppo di lavoro è quello relativo alla mancanza di una formazione specifica sull’obesità e stigma da parte degli operatori sanitari. Anche questo può contribuire allo stigma ponderale e a comportamenti discriminatori nell’ambiente medico. La ricerca indica i professionisti della salute come una delle fonti principali di stigma dietro solo ai famigliari.

Inoltre, lo stigma sul peso non ha età e può essere sperimentato dalle persone lungo tutto l’arco di vita. La letteratura riporta testimonianze in ogni fascia di età e, a volte, accompagna la persona lungo tutta la sua vita.

Anche momenti intimi e delicati, come la gravidanza, possono essere macchiati dallo stigma sul peso come una emergente letteratura (vedi i lavori di Angela Incollingo Rodriguez) sta dimostrando. Questo può portare a complicanze perinatali, tra cui diabete gestazionale, preeclampsia (gestosi) e depressione post partum. Inoltre, le donne possono avvertire la pressione di ritornare al più presto al peso preparto. Anche attraverso i media assistiamo a una vera e propria denigrazione verso quelle star che in seguito a una gravidanza aumentano di peso e non riescono a perderlo.

Gli autori si concentrano poi sul linguaggio evidenziando come vi sia poca chiarezza per quanto riguarda la definizione di obesità nella ricerca, politica, pratica clinica e opinione pubblica.

L’indice di massa corporea (IMC) non può essere considerato uno strumento diagnostico dell’obesità ed è sottolineato come il termine clinico di obesità non dovrebbe essere usato per riferirsi alle dimensioni corporee di una persona ma dovrebbe essere usato solo quando a una persona è stata adeguatamente diagnosticata l’obesità.

In seguito a queste riflessioni, che sottolineano la complessità dell’obesità come malattia cronica, recidivante e multifattoriale il gruppo di lavoro suggerisce 9 raccomandazioni per ridurre lo stigma a livello globale:

  1. Distinguere tra dimensioni del corpo e obesità
  2. Utilizzare il people first language
  3. Considerare le preferenze linguistiche individuali
  4. Usare un linguaggio e immagini non stigmatizzanti
  5. Impegnarsi nella promozione della salute in termini di peso neutro
  6. Impegnarsi negli sforzi legislativi e politici per ridurre lo stigma del peso
  7. Promuovere approcci basati sui diritti umani per affrontare lo stigma e la discriminazione del peso
  8. Aumentare la consapevolezza dello stigma del peso
  9. Aumentare la base di prove global

1. Distinguere tra dimensioni del corpo e obesità

Ted Kyle a commento di questo Position Statement sottolinea l’importanza di distinguere tra dimensioni corporee e obesità. L’obesità è una malattia di adiposità eccessiva o anormale che danneggia la salute e non una malattia della dimensione corporea. Gran parte di questa confusione deriva dall’uso improprio dell’IMC per definire l’obesità. Sebbene l’IMC possa essere utilizzato come misura della popolazione e come strumento di screening clinico, non dovrebbe essere utilizzato come strumento diagnostico medico.Conversazioni incentrate sulla salute e sulla promozione di comportamenti più sani quando indicato, senza enfasi sul peso del paziente, possono consentire risultati positivi da parte degli operatori sanitari senza un rafforzamento involontario dello stigma relativo al peso.

2.Utilizzare il people first language

Il people first è un tipo di prescrizione linguistica che pone la persona prima della sua diagnosi. Indica ciò che una persona “ha” piuttosto ciò che una persona “è”. Il linguaggio basato sulla persona può aiutare a ridurre lo stigma ed è diventato uno standard stabilito da molte organizzazioni sanitarie e riviste di ricerca.

3. Considerare le preferenze individuali relative al linguaggio

È difficile, a causa della dinamicità del linguaggio, utilizzare una terminologia universalmente preferita per riferirsi al peso. I risultati della ricerca hanno trovato che le persone con pesi corporei più elevati hanno preferenze personali nell’uso del linguaggio che si riferisce al peso dove termini come grasso, corpo più grande o peso maggiore possono essere accettati da alcuni e ritenuti stigmatizzanti e non motivanti da altri.Come suggerisce Rebecca Puhl: è importante rispettare davvero la diversità delle preferenze che esistono. E penso che dobbiamo davvero evitare di usare un linguaggio che può essere visto come stigmatizzante. Quindi userei per impostazione predefinita una terminologia neutra come (il peso corporeo) o (le persone con un peso maggiore) quando si parla di peso. Ma poi, se sei in un’interazione a uno a uno con qualcuno, puoi chiedere loro quali parole o lingua si sentono più a loro agio nell’usare in quel tipo di discussioni, specialmente quando sei in quella più intima che avviene durante un incontro medico-paziente”.

4. Utilizzare immagini e un linguaggio non stigmatizzante nei mediaNella comunicazione sul peso corporeo e sull’obesità, il linguaggio e le immagini non dovrebbero perpetuare stereotipi o incolpare e vergognare gli individui per il loro peso. Le comunicazioni dovrebbero anche evitare un linguaggio allarmante, catastrofico o combattivo. Questa raccomandazione necessita di essere particolarmente rafforzata tra i media e nella comunicazione sulla sanità pubblica.

5. Impegnarsi a promuovere la salute e non focalizzarsi solo sulla perdita di peso

Nel trattamento dell’obesità è necessario non porre enfasi solo sul “peso” o ridurre il suo trattamento al solo calo ponderale. È necessario un approccio olistico che ponga enfasi sulla salute e benessere della persona indipendentemente dal peso e dimensioni corporee.

6.  Impegnarsi in sforzi legislativi e politici per ridurre lo stigma sul peso

Sono necessari sforzi legislativi e politici per ridurre lo stigma sul peso e affrontare la discriminazione basata sul peso in diversi domini come: istruzione, sanità, media, pubblicità, industria dell’intrattenimento. Negli USA, come anche in altri paesi, le persone con obesità hanno poca protezione e tutela a livello legale contro lo stigma sul peso e, lo stato del Michigan è l’unico ad avere una legge che proibisce questa forma di discriminazione, mentre le città di San Francisco, Santa Cruz e il distretto di Columbia includono la dimensione corporea nelle ordinanze sui diritti umani.

7.  Promuovere approcci basati sui diritti umani per affrontare lo stigma e la discriminazione legati al peso

Condurre campagne a favore della tutela dei diritti umani basata sul peso può contribuire agli sforzi per ridurre lo stigma relativo al peso, promuovendo l’idea che tutte le persone sono uguali in dignità e diritti umani fondamentali.  L’attenzione al linguaggio e a una narrazione che enfatizza la promozione alla salute piuttosto che il peso da parte degli operatori sanitari e media è fondamentale.

8. Aumentare la consapevolezza allo stigma sul peso

Lo stigma sul peso può penalizzare bambini e adulti lungo tutto l’arco della vita. È importante inserire moduli per conoscere e sensibilizzare a questa tematica in particolare nei contesti sanitari, lavorativi ed educativi. La ricerca poi si deve concentrare nel trovare strategie efficaci e basate sull’evidenza per ridurre questi atteggiamenti negativi nelle persone in diversi setting e per ridurre lo stigma interiorizzato nelle stesse persone bersaglio di stigma.

9.  Aumentare l’evidenza globale

La letteratura sullo stigma relativo al peso fornisce prove considerevoli della sua prevalenza e dei suoi danni nei paesi ad alto reddito. È fondamentale espandere questa ricerca a livello globale, in particolare nei paesi a basso e medio reddito e attraverso la ricerca in diverse lingue, per identificare le strategie più efficaci per ridurre lo stigma sul peso. La ricerca futura dovrebbe esplorare il modo in cui lo stigma sul peso viene attuato e sperimentato nei diversi paesi e culture. È importante sottolineare che le riviste scientifiche sono incoraggiate a fornire supporto per la modifica delle copie ai ricercatori la cui lingua principale non è l’inglese. La letteratura grigia [1] e altre forme di media possono fornire prova dello stigma sul peso nelle società in cui mancano pubblicazioni sottoposte a revisione paritaria.

[1] La letteratura grigia è l’insieme dei testi non pubblicati attraverso i normali canali del commercio librario, ma diffusi, dagli stessi autori o da enti e organizzazioni pubbliche e private, all’interno dell’ente che li produce, senza fini di lucro. Il termine è usato prevalentemente in biblioteconomia, in ambito documentalistico e in ambito scientifico. https://it.wikipedia.org/wiki/Letteratura_grigia

Conclusioni

Lo stigma sul peso rappresenta uno degli aspetti più debilitanti del vivere in una condizione di obesità. Vi sono prove crescenti della sua presenza in tutti i Paesi del mondo.Nelle parole degli autori del Position Statement: Considerato l’impatto dannoso e di vasta portata dello stigma sul peso, è fondamentale che la comunità globale affronti questo importante determinante sociale della salute e del benessere e si impegni a cambiare il discorso pubblico per ridurre le narrazioni stigmatizzanti sul peso. Con maggiori sforzi contro lo stigma del peso, possiamo rappresentare in modo accurato ed equo persone di tutte le dimensioni, sostenere menti e corpi sani e promuovere società che abbracciano la diversità corporea e l’inclusione di tutte le persone per la loro salute e il loro benessere.L’unione fa la forza e l’incontro di diverse persone provenienti da paesi, contesti e professioni diverse rende l’idea della complessità e mille facce che può avere l’obesità.Senza un lavoro di squadra che veda il mondo medico, politico, i media, l’opinione pubblica e le stesse persone affette da obesità sarà difficile offrire una narrazione basata più sulla scienza e meno sul pregiudizio. Ognuno è fondamentale e può fare la sua parte.Un ultimo augurio è quello che nel prossimo gruppo di lavoro vi sia anche l’Italia che ha diversi professionisti e associazioni di pazienti impegnati nella sensibilizzazione allo stigma sul peso e a una narrazione scientifica e libera da stigma e pregiudizi dell’obesità.

“Crediamo fermamente che affrontare lo stigma del peso sia fondamentale per promuovere una società più equa e inclusiva. Con gli sforzi collettivi mirati allo stigma del peso, miriamo a promuovere corpi e menti sani e a sostenere società che abbracciano il benessere di tutti gli individui”, 

– Johanna Ralston, CEO della World Obesity Federation.

 

Bibliografia consigliata

Nutter S, Eggerichs LA, Nagpal TS, Ramos Salas X, Chin Chea C, Saiful S, Ralston J, Barata-Cavalcanti O, Batz C, Baur LA, Birney S, Bryant S, Buse K, Cardel MI, Chugh A, Cuevas A, Farmer M, Ibrahim A, Kataria I, Kotz C, Kyle T, le Brocq S, Mooney V, Mullen C, Nadglowski J, Neveux M, Papapietro K, Powis J, Puhl RM, Rea Ruanova B, Saunders JF, Stanford FC, Stephen O, Tham KW, Urudinachi A, Vejar-Renteria L, Walwyn D, Wilding J, Yusop S. Changing the global obesity narrative to recognize and reduce weight stigma: A position statement from the World Obesity Federation. Obes Rev. 2023 Oct 17:e13642. doi: 10.1111/obr.13642. Epub ahead of print. PMID: 37846179.

https://conscienhealth.org/2023/10/a-global-view-of-weight-stigma/

https://www.worldobesity.org/news/the-impact-of-weight-bias-globally-how-to-shift-the-stigma

Nippert, K.E., Tomiyama, A.J., Smieszek, S.M. and Incollingo Rodriguez, A.C. (2021), The Media as a Source of Weight Stigma for Pregnant and Postpartum Women. Obesity, 29: 226-232. https://doi.org/10.1002/oby.23032

http://www.dallegrave.it/linee-guida-per-descrivere-le-persone-affette-da-obesita-nei-mezzi-di-comunicazione-di-massa/

Puhl, RM.  What words should we use to talk about weight? A systematic review of quantitative and qualitative studies examining preferences for weight-related terminology. Obesity Reviews.  2020; 21:e13008. https://doi.org/10.1111/obr.13008

Rebecca Puhl https://mason.wm.edu/news/diversity-goes-to-work-podcast/transcripts/7-rebecca-puhl-foundations-of-size-discrimination-size-diversity-part-1.pdf

Di Pauli Daniele. Obesità e Stigma. 2021. Positive Press https://www.positivepress.net/?s=Di+Pauli&submit=Cerca