Sensibilità al glutine: cosa sappiamo?

A cura di Francesco Iarrera, Unità Locale AIDAP Oliveri (ME)

Negli ultimi anni la “Gluten sensitivity” è diventata la nuova frontiera della nutrizione salutare. Se ne discute ovunque, dai social alle riviste, ai talk show. Le proposte gluten free si rincorrono incessantemente.

Del resto, i miracolosi vantaggi che proclama chi dissemina il “No glutine” non possono passare inosservati: reflusso gastroesofageo, nausea, diarrea o stipsi, digestione difficile, eruttazioni, confusione, ansia, depressione, dolori muscolari, emicranie, dermatiti, meteorismo, diarrea, dolori addominali, per citare i più comuni.

A questi, recentemente, si sono aggiunti anche supposti effetti dimagranti, veicolati dalle immancabili fake news, che hanno convinto buona parte del pubblico che eliminare il glutine possa favorire la perdita di peso.

Il parere della scienza

Tuttavia, un approccio più scientifico alla tematica rivela una realtà diversa (1). In una recente revisione sistematica (livello più alto dell’EBM), i ricercatori dichiarano inattendibile il test per diagnosticare la “Gluten sensitivity”, ponendo seri dubbi sulla esistenza stessa di questo disturbo, tanto da definirla “fobia al glutine”, lasciando così intendere una via psicologica per questa condizione.

I dati disponibili mostrano una condizione paradossale: un numero crescente di persone segue indicazioni terapeutiche relative ad una patologia per cui non esiste alcuno strumento di diagnosi.

In effetti, gli esiti della ricerca lasciano spazio ad interrogativi: se il test è inaffidabile, cosa si è diagnosticato ad oggi con esso? Chi cura questa condizione, in seguito a queste diagnosi, che tipo di patologia cura? Con quali strumenti?

Negli Stati Uniti una recente ricerca di mercato ha rivelato che circa 1/3 degli adulti sta tentando di evitare il glutine nella propria alimentazione (2). Un quarto di loro sceglie e compra alimenti privi di glutine. Una delle motivazioni principali che spingono le persone a non consumare cibi glutinati è la perdita di peso (3).

A voler approfondire la questione, bisogna notare che molti prodotti gluten free hanno un elevato indice glicemico e contenuto calorico più elevato (contengono maggiori quantità di grassi e di zuccheri) rispetto agli omologhi con glutine, pertanto potrebbero ostacolare la perdita di peso (4). Inoltre, sono più ricchi in metalli come arsenico e mercurio ed un loro eccessivo consumo potrebbe portare a carenze nutrizionali e vitaminiche (vitamina B, folato e ferro) (5).

Un ultimo paradosso della dieta priva di glutine nei non celiaci consiste nel dover sostenere un peso economico decisamente maggiore per l’acquisto di alimenti gluten free rispetto agli analoghi che il glutine lo contengono e senza poterne avere i benefici (6). Una rapida ricerca su internet svela che questi prodotti arrivano ad avere un prezzo di 5-6 volte più alto rispetto a quelli proposti tradizionalmente dall’industria alimentare. si debba anche pagare un prezzo decisamente più alto in termini economici.

Il miracolo del “nocebo”

Chi crede di essere affetto da questa patologia riscontra immediati miglioramenti dalla sospensione del glutine e questo rinforza la credibilità di queste teorie. Una ricerca fornisce una possibile ipotesi: si chiama effetto “nocebo”, una sorta di autosuggestione che induce a sentirsi meglio quando si elimina la presunta causa dei propri malesseri.

Una seconda ipotesi è la maggiore attenzione ai corretti comportamenti alimentari che si riscontra generalmente nelle persone che ricevono “diagnosi” di Gluten sensitivity.

I problemi potenziali

Il tutto potrebbe essere etichettato come un fenomeno di costume se la fobia da glutine non nascondesse dei rischi. Oltre al danno economico altre conseguenze negative potrebbero verificarsi fra le persone che si sottopongono ad una alimentazione gluten free.

Ad esempio, ritardare una diagnosi vera: i sintomi dell’ipersensibilità al glutine sono numerosi e riscontrabili in molte patologie – specialmente di tipo gastroenterologico – che, se non curate in tempo, possono aggravarsi.

Inoltre, il frumento se consumato integrale contiene dei carboidrati non digeribili, come l’inulina e l’oligofruttosio che riducono la glicemia post-prandiale, l’insulinemia, la trigliceridemia e il peso corporeo (7). È stato anche dimostrato che frumento integrale può proteggere da alcune forme di cancro, dalle condizioni infiammatorie e dalle malattie cardiovascolari e può contribuire al controllo della pressione arteriosa e della funzione immunitaria (7).

Infine, la avversione verso il glutine può indurre un aumento delle preoccupazioni verso il cibo, il che può rappresentare, allo stesso tempo, un fattore scatenante e di mantenimento dei disturbi dell’alimentazione.

In conclusione

Alla luce delle recenti e sempre più corpose acquisizioni scientifiche, non trova indicazione l’eliminazione dei prodotti con glutine dalla propria alimentazione se non nei casi di comprovata celiachia. Appaiono superiori i rischi ai presunti vantaggi cui si aspira. Pertanto, in assenza di una specifica e certa diagnosi di celiachia, è opportuno continuare i derivati del frumento, facendo attenzione che si rimanga in un ambito di corretta ed equilibrata alimentazione.

Bibliografia
  1. Molina-Infante J, CarroccioA. Suspected Nonceliac Gluten Sensitivity Confirmed in Few Patients After Gluten Challenge in Double-Blind, Placebo-Controlled Trials.Clin. Gastroenterol. Hepatol. 2017 Mar 01;15(3)339-348
  2. https://www.npd.com/wps/portal/npd/us/news/press-releases/percentage-of-us-adults-trying-to-cut-down-or-avoid-gluten-in-their-diets-reaches-new-high-in-2013-reports-npd/
  3. http://www.mintel.com/press-centre/food-and-drink/gluten-free-food-to-lose-weight
  4. Kulai T, Rashid M. Assessment of nutritional adequacy of packaged gluten-free food products. Can J Diet Pract Res. 2014;75(4):186-90.
  5. Reilly NR. The gluten free diet. Recognizing fact, fiction and fad. Jpeds. 2016 ;175 :206-210.
  6. Dunn C. Consumer perceptions of gluten-free products and the healthfulness of gluten-free diets. J Nutr Educ Behav. 2014;46(4S):S184-185.
  7. Gaesser, G. A., & Angadi, S. S. (2012). Gluten-free diet: imprudent dietary advice for the general population? J Acad Nutr Diet, 112(9), 1330-1333. doi:10.1016/j.jand.2012.06.009