Supporto sociale: un elemento chiave nella gestione dell’obesità
Riccardo Dalle Grave
Numerose ricerche hanno evidenziato che un buon ambiente sociale migliora la prognosi di numerose patologie croniche, come le malattie cardiovascolari e il cancro. Una buona relazione matrimoniale, il contatto con gli amici, l’affiliazione a una comunità religiosa o ad associazioni laiche sono state inoltre correlate con un aumento dell’aspettativa di vita. Alcune ricerche hanno dimostrato che il supporto sociale è anche molto importante nel determinare il successo nella perdita e nel mantenimento del peso.
Questi dati indicano che i pazienti dovrebbero essere aiutati a identificare le persone che possono essere di supporto nel loro tentativo di perdere peso. Alcune persone sono disponibili a fornire aiuto e hanno un atteggiamento positivo ed empatico nei confronti di chi soffre di obesità. Altre, invece, non hanno alcuna comprensione del problema dell’obesità e non dovrebbero essere coinvolte; sono quelle che dicono: “Non capisco perché una persona sia grassa: basta che faccia una dieta!”.
I pazienti vanno istruiti a chiedere aiuto apertamente senza paura prendendo individualmente in disparte la persona e spiegando con calma il programma che stanno seguendo, quali sono le difficoltà che incontrano e quanto apprezzerebbero un aiuto. Ai pazienti va consigliato di fare delle richieste specifiche alla potenziale persona di sostegno perché difficilmente potrà fornire supporto se le si chiede un aiuto generico a fare la dieta. Funzionano molto meglio le richieste specifiche, come “Possiamo fare ogni tanto una passeggiata insieme?” oppure “Quando usciamo a cena insieme, sei d’accordo se andiamo in un ristorante dove posso mangiare solo il secondo piatto?”, o ancora “Quando siamo a pranzo con altri amici, puoi aiutarmi se qualcuno insiste perché mangi tutto quello che mi viene offerto?”. È anche importante che i pazienti si facciano aiutare con rinforzi positivi e non con critiche al loro comportamento. Per esempio, se il partner mangia regolarmente le patatine davanti alla televisione e questo dà molta rabbia al paziente perché mette a dura prova la sua capacità di auto-controllo, non è utile che reagisca dicendogli semplicemente: “Smettila di mangiare le patatine davanti alla televisione!”; è probabile che avrebbe più effetto sul suo comportamento una frase del genere: “Mi aiuteresti molto se non mangiassi le patatine davanti alla televisione; sai bene che per me è un grande sforzo guardarla senza mangiare”.
ll bisogno di aiuto è individuale e cambia da persona a persona. L’aiuto può essere permanente, se viene offerto dal coniuge o da altri familiari che possono aiutare modificando l’ambiente domestico, per esempio pianificando assieme la spesa, riducendo le scorte di cibi tentatori oppure modificando il modo di cucinare limitando l’uso dei condimenti. Se invece il sostegno viene da un amico, può essere offerto nelle occasioni sociali, durante feste o cene. Infine i pazienti possono chiedere appoggio a un amico o a un familiare nei momenti di crisi, quando sentono che stanno per perdere il controllo ne confronti dell’alimentazione.