Coinvolgere i familiari nel trattamento del paziente con obesità: strategie e procedure della CBT-OB

Riccardo Dalle Grave

Numerosi studi hanno osservato che il supporto del coniuge è un fattore che influenza la riduzione del peso nelle donne con diabete di tipo 2 e obesità.1 Inoltre, il sostegno familiare è risultato efficace nell’adozione di comportamenti che promuovono la salute tra i pazienti con malattie cardiovascolari2 e nell’aderenza alle linee guida sull’attività fisica e sui comportamenti dietetici salutari dei membri della famiglia cronicamente malati.3 È stato anche dimostrato che il supporto familiare si correla positivamente con i livelli di attività fisica delle persone.4

Questi dati hanno spinto i teorici della terapia cognitivo comportamentale dell’obesità (CBT-OB) a coinvolgere di routine i membri della famiglia (es. il coniuge, il partner, i genitori) nel trattamento, con l’obiettivo di creare un ambiente ottimale per facilitare il cambiamento di stile di vita del paziente.5,6

Il primo passo è illustrare al paziente l’importanza degli incontri congiunti con i familiari, spiegandone i contenuti e gli obiettivi e sottolineando che verranno trattati solo argomenti riguardanti la gestione del peso. Se il paziente accetta di coinvolgere gli altri significativi nel trattamento, gli incontri congiunti si svolgono immediatamente dopo una seduta individuale di routine e iniziano con un’introduzione da parte del terapeuta che illustra gli obiettivi dell’incontro. Poi il paziente è invitato a spiegare la natura del trattamento che sta eseguendo, i cambiamenti positivi che ha effettuato nell’alimentazione e nell’attività fisica e gli ostacoli che sta cercando di superare.

Il passo successivo è ascoltare il punto di vista espresso dagli altri significativi e fornire risposte a alle loro domande. In generale, la domanda più frequente riguarda l’atteggiamento da adottare nei confronti del paziente che sta cercando di perdere peso. In particolare, gli altri significativi di solito chiedono se è utile per loro commentare o controllare il cibo che il paziente sta mangiando e come potrebbero incoraggiarlo a seguire la dieta e il piano di attività fisica. Una buona strategia è incoraggiare il paziente a dire come preferirebbe ricevere aiuto dagli altri significativi. Infatti, mentre alcuni pazienti preferiscono ricevere supporto e consigli sull’alimentazione e l’attività fisica, altri tendono a percepire i commenti su questi comportamenti come critiche, e preferiscono che i familiari si astengano dal fare commenti.

Sulla base di queste informazioni, la parte successiva della seduta congiunta va dedicata alla discussione sul tipo di supporto che gli altri significativi possono offrire al paziente. In generale, il supporto che i pazienti che i pazienti gradiscono ricevere può essere suddiviso in tre categorie principali:

  1. Creare un ambiente che promuove cambiamenti positivi nelle abitudini alimentari e di attività fisica (es. aiutare il paziente a pianificare la spesa, a ridurre la disponibilità a casa di cibi appetibili e pronti da mangiare, a progettare delle attività fisiche salutari da svolgere assieme).
  2. Aiutare ad applicare le procedure del programma (es. aiutare il paziente a pianificare e cucinare i pasti assieme da consumare e a gratificarsi con attività alternative al cibo).
  3. Gestire le crisi (es. fornire supporto emotivo quando il paziente mostra qualche cambiamento nell’umore che potrebbe influenzare la sua adesione al piano alimentare e di attività fisica).

Alcuni membri della famiglia sono molto critici verso i pazienti con obesità e le loro abitudini alimentari e di attività fisica. In questi casi, è importante affrontare le critiche, poiché tendono a creare emozioni e reazioni negative nel paziente e, paradossalmente, promuovere comportamenti opposti (es. abbandonare il programma) a quelli attesi. Nella maggior parte dei casi, le critiche si basano sulla mancanza di conoscenza sulle cause dell’obesità, una condizione che le persone spesso ritengono essere auto provocata dalla persona, a causa della sua mancanza di volontà, ingordigia e pigrizia.7 Il terapeuta dovrebbe informarli che l’obesità è, in realtà, il risultato di una complessa interazione di fattori genetici e ambientali8 ed è una condizione cronica che richiede una modificazione duratura dello stile di vita.9  È anche utile spiegare che le abitudini alimentari e di attività fisica disfunzionali sono mantenute da numerosi meccanismi biologici, ambientali, cognitivi, emotivi e comportamentali, non da una semplice mancanza di forza di volontà, e che tali ostacoli sono affrontati dal trattamento con specifiche strategie e procedure.

Dopo queste spiegazioni, i familiari sono incoraggiati a fornire supporto attivo e aiuto al paziente, ad evitare qualsiasi forma di critica e a rivedere gli effetti di queste procedure nelle sedute congiunte successive.

Bibliografia

  1. van Dam HA, van der Horst FG, Knoops L, Ryckman RM, Crebolder HF, van den Borne BH. Social support in diabetes: a systematic review of controlled intervention studies. Patient Educ Couns 2005;59:1-12.
  2. Heitman LK. The influence of social support on cardiovascular health in families. Fam Community Health 2006;29:131-142.
  3. Bull S, Eakin E, Reeves M, Kimberly R. Multi-level support for physical activity and healthy eating. J Adv Nurs 2006;54:585-593.
  4. Eyler AE, Wilcox S, Matson-Koffman D, et al. Correlates of physical activity among women from diverse racial/ethnic groups. J Womens Health Gend Based Med 2002;11:239-253.
  5. Dalle Grave R. Perdere e mantenere il peso. Verona: Positive Press; 2015.
  6. Dalle Grave R, Sartirana M, El Ghoch M, Calugi S. Personalized multistep cognitive behavioral therapy for obesity. Diabetes Metab Syndr Obes 2017;10:195-206.
  7. Phul RM. Stigma, discrimination, and obesity. In: Brownell KD, Walsh BT, eds. Eating disorders and obesity: A comprehensive handbook. New York: Guilford Press; 2017:134-139.
  8. Reddon H, Gueant JL, Meyre D. The importance of gene-environment interactions in human obesity. Clin Sci (Lond) 2016;130:1571-1597.
  9. Rippe JM, Crossley S, Ringer R. Obesity as a chronic disease: modern medical and lifestyle management. J Am Diet Assoc 1998;98:S9-15.