Eziologia dei disturbi dell’alimentazione: evidenze dagli studi prospettici

Massimiliano Sartirana

Fonte: Stice E. Interactive and Mediational Etiologic Models of Eating Disorder Onset: Evidence from Prospective Studies. Annu Rev Clin Psychol. 2016. 12:359–81.

Eric Stice ha recentemente pubblicato una revisione dei risultati della ricerca sui fattori di rischio che predicono l’esordio di un disturbo dell’alimentazione ottenuti da tre tipologie di studi:

  1. studi prospettici che costituiscono le fondamenta di modelli eziologici più complessi;
  2. studi prospettici che hanno utilizzato la metodologia dell’analisi ad albero di classificazione;
  3. modelli eziologici multivariati interattivi e mediazionali.

La revisione non ha incluso gli studi prospettici che hanno predetto un cambiamento futuro dei sintomi del disturbo dell’alimentazione, perché non sono chiari nel predire l’insorgenza di un disturbo dell’alimentazione di gravità clinica, e gli studi che non hanno utilizzato interviste diagnostiche gold standard.

Evidenze da studi prospettici che costituiscono le fondamenta di modelli eziologici più complessi

Fattori di rischio per l’esordio di anoressia nervosa. Gli studi hanno ottenuto risultati diversi dovuti probabilmente alla variabilità dei campioni studiati. Solo il basso Indice di Massa Corporea (IMC) è stato identificato in modo consistente come fattore di rischio predittivo in tre dei sei studi rivisti. Altri fattori comunemente accettati come fattori di rischio per lo sviluppo di anoressia nervosa, come il perfezionismo,  la pressione sociale alla magrezza, l’insoddisfazione corporea, le emozioni negative e il digiuno, non sono risultati predittivi.

Fattori di rischio per l’esordio di bulimia nervosa. Gli studi hanno evidenziando in modo consistente che la dieta, l’interiorizzazione dell’ideale di magrezza, l’insoddisfazione corporea e le emozioni negative sono fattori di rischio predittivi.  Altri fattori comunemente accettati come fattori di rischio per lo sviluppo di bulimia nervosa, come l’ IMC, il perfezionismo, la paura della maturità, non sono risultati predittivi.

Fattori di rischio per l’esordio del disturbo da binge-eating. I due studi inclusi nella revisione hanno ottenuto risultati incoerenti, probabilmente per le differenze dei campioni valutati, sui fattori di rischio comunemente accettati per questo disturbo come l’interiorizzazione dell’ideale di magrezza, l’insoddisfazione corporea, la dieta e le emozioni negative. Tali risultati portano a concludere che la conoscenza sui fattori di rischio per questa diagnosi sia praticamente nulla.

Fattori di rischio per l’esordio del disturbo da condotte eliminative. La dieta è stata confermata come fattore di rischio negli unici due studi eseguiti.

Fattori di rischio per altri disturbo dell’alimentazione di gravità clinica. Gli studi hanno confermato in modo consistente la presenza di  fattori di rischio fattori simili a quelli della bulimia nervosa e del disturbo da binge-eating come  l’insoddisfazione corporea, le emozioni negative, l’interiorizzazione dell’ideale di magrezza, la pressione sociale alla magrezza, la dieta e la carenza di supporto famigliare.

Evidenze da studi prospettici che hanno utilizzato l’analisi ad albero di classificazione

Questa metodologia di ricerca, pur avendo identificato alcune interazioni soffre di due importanti limiti che ne limitano le conclusioni. Il primo è che ogni studio ha esaminato un differente tipo di fattori di rischio. Il secondo è che gli studi hanno valutato campioni relativamente differenti in termini di caratteristiche di popolazione, Paese di origine e lunghezza di follow-up.

Modelli eziologici multivariati dello sviluppo del disturbo dell’alimentazione

La revisione sui modelli eziologici multivariati che sono stati proposti dai ricercatori nel tentativo di comprendere come molteplici fattori di rischio possano interagire nel predire l’esordio del disturbo dell’alimentazione soffre di molti limiti. I risultati che ha generato sono infatti deboli per non dire nulli o spiegano solo una piccola porzione della varianza e pochi hanno incorporato molti dei fattori identificati negli studi prospettici che si focalizzano su effetti univariati dei fattori di rischio. Con questa metodologia solo alcuni modelli eziologici hanno ottenuto un qualche supporto, ma nessuno studio ha dimostrato che predicano l’esordio futuro di disturbi dell’alimentazione.

Conclusioni

La revisione di Stice indica che la comprensione di come vari fattori di rischio interagiscano nel predire la comparsa dei disturbi dell’alimentazione è ancora limitata. Le lacune della ricerca sui fattori di rischio emerse da questa revisione sono le seguenti:

  1. pochi studi prospettici hanno valutato i fattori che predicono l’esordio di un disturbo dell’alimentazione valutato con un’intervista diagnostica;
  2. nessun studio prospettico ha studiato i fattori che predicono l’esordio di un disturbo dell’alimentazione tenendo in considerazione i livelli soglia diagnostici delle espressioni del disturbo dell’alimentazione stabiliti dal DSM-5 (per es. il numero di episodi di abbuffata settimanali per un periodo di tre mesi);
  3. pochissimi studi hanno valutato la sequenza temporale di comparsa dei fattori di rischio che predicono l’esordio del disturbo dell’alimentazione;
  4. nessuno studio ha fornito una verifica globale delle potenziali interazioni tra un ampio range di fattori di rischio;
  5. nessuno studio ha verificato la capacità di un modello eziologico multivariato interattivo e mediazionale nel predire l’esordio del disturbo dell’alimentazione;
  6. la ricerca sulla validità degli strumenti per valutare fattori di rischio putativi è limitata.

Alla luce di questi lacune, Stice suggerisce che la ricerca futura dovrebbe valutare quali fattori di rischio predicono in modo attendibile la futura insorgenza di un disturbo dell’alimentazione valutato con un’intervista diagnostica e condurre test esplorativi degli effetti interattivi tra i potenziali fattori di rischio per studiare le interazioni.  Per quello che riguarda le relazioni mediazionali secondo Stice il primo passo dovrebbe essere quello di concentrarsi su stabilire l’ordine temporale della comparsa dei fattori di rischio e successivamente verificare se i fattori di rischio che emergono prima predicano la successiva comparsa di livelli di fattori di rischio predittivi di patologia. Per ultimo sarebbe auspicabile organizzare trial di prevenzione randomizzati e controllati per verificare definitivamente la teoria eziologica confermando il ruolo causale dei fattori di rischio identificati.