I servizi clinici per i disturbi dell’alimentazione basati sulla CBT-E

A cura di: Riccardo Dalle Grave, Direttore scientifico AIDAP

Le opzioni di trattamento offerte ai pazienti affetti da disturbi dell’alimentazione nei servizi clinici dipendono dalle risorse disponibili e dalla formazione dei clinici. Anche se sono disponibili trattamenti psicologici evidence-based, come la terapia cognitivo-comportamentale migliorata (CBT-E), essi sono raramente somministrati ai pazienti oppure, quando lo sono, deviano spesso dal protocolli raccomandato.

In alcuni servizi clinici c’è un’enfasi eccessiva sul ricovero, ed è comune per i pazienti ricevere cure completamente diverse, sia in termini di teoria e contenuti, quando passano da una forma meno intensiva di cura (per esempio il trattamento ambulatoriale) a una più intensiva (per esempio, il trattamento riabilitativo ospedaliero) e viceversa. Questo crea discontinuità nel percorso di cura e disorienta comprensibilmente i pazienti sulle strategie e procedure da utilizzare per affrontare il disturbo dell’alimentazione.

La CBT-E, essendo stata progettata per trattare gli adulti e adolescenti di tutte le categorie diagnostiche dei disturbi dell’alimentazione a tre livelli di cura (ambulatoriale, ambulatoriale intensivo e ricovero), offre la possibilità concreta di realizzare un trattamento che supera le difficoltà incontrate nei tradizionali servizi clinici. La caratteristica distintiva e unica di questo approccio, definito “CBT-E multistep”, è l’applicazione a ogni livello di cura di strategie e procedure simili che si basano su un’unica teoria  (Figura). L’unica differenza tra i vari passi è l’intensità di trattamento: meno intensiva a livello ambulatoriale, più intensiva a livello di ricovero riabilitativo.

Con questo approccio a passi successivi, ai pazienti che non rispondono al trattamento ambulatoriale e a quelli in cui le condizioni fisiche non giustificano il ricovero ospedaliero è offerta la CBT-E ambulatoriale intensiva oppure la CBT-E ospedaliera, se è indicato il ricovero. In questo modo i pazienti possono essere spostati dalla CBT-E ambulatoriale a quella ospedaliera e poi a quella ambulatoriale post-ricovero, senza modificare la natura del trattamento.

Il primo servizio clinico basato interamente sulla CBT-E è stato sviluppato presso la Casa di Cura Villa Grada (Garda, Italia), ma servizi simili sono stati successivamente implementati con la supervisione del gruppo di Garda anche in Norvegia, Svezia, Olanda, Danimarca e negli Stati Uniti d’America. Un servizio clinico basato sulla CBT-E ha due vantaggi principali. In primo luogo, i pazienti sono trattati con un unico e ben somministrato trattamento evidence-based, piuttosto che con il tradizionale approccio multisciplinare “eclettico” privo di evidenza di efficacia dove si mischiano in modo spesso causale strategie e procedure terapeutiche a volte in contrasto tra loro. In secondo luogo, minimizza i problemi connessi con il passaggio dal trattamento ambulatoriale ai trattamenti più intensivi e viceversa, poiché evita di sottoporre i pazienti a cambiamenti confusi e controproducenti dell’approccio terapeutico che comunemente accompagnano tali transizioni.

È ovvio, tuttavia, che una diversa forma di trattamento va raccomandata al sottogruppo di pazienti che non risponde alla CBT-E multistep.

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Figura. Organizzazione di un servizio clinico basato sulla CBT-E.