Associazione tra Indice di Massa Corporea e mortalità. Una metanalisi di studi prospettici in quattro continenti

The Lancet

A cura di Marwan El Ghoch

Fonte: Global BMI Mortality. Collaboration. Body-mass index and all-cause mortality: individual-participant-data meta-analysis of 239 prospective studies in four continents. Lancet. 2016 Jul 13. pii: S0140-6736(16)30175-1. doi: 10.1016/S0140-6736(16)30175-1. [Epub ahead of print].

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La prevalenza del sovrappeso e dell’obesità è elevata ed ha avuto un incremento costante dopo la seconda guerra mondiale. Nel 2015 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riportato che la prevalenza dell’obesità nel mondo è raddoppiata dal 1980 e attualmente più di 1,3 miliardi di adulti hanno una condizione di sovrappeso e circa 600 milioni sono affetti da obesità.

Numerosi studi prospettici hanno dimostrato che il sovrappeso e l’obesità sono associati a un aumentato rischio di mortalità, ma poiché la maggior parte delle ricerche si è concentrato su una particolare area geografica (Paese o continente), non è ancora noto se tali associazioni siano diverse tra le diverse regioni geografiche.

Una recente metanalisi pubblicata su Lancet si è posta l’obiettivo di fare un confronto standardizzato dell’associazione tra Indice di Massa Corporea e mortalità in diversi popolazioni di circa 10 milioni di adulti in 32 Paesi, situati in Asia, Australia e Nuova Zelanda, Europa e Nord America. Per limitare l’effetto dei fattori confondenti sono stati inclusi nelle analisi solo 4 milioni di adulti che avevano le seguenti caratteristiche: non erano fumatori, non avevano malattie croniche e avevano superato i primi 5 anni di follow-up. Gli autori hanno trovato che il tasso di mortalità era minimo nella fascia di normopeso, ma aumentava gradualmente dalla fascia di sovrappeso a quella di obesità e che tale associazione era consistente in tutti quattro continenti. Gli autori hanno concluso enfatizzando l’utilità di implementare nuove strategie per combattere ad ampio spettro il problema dell’eccesso di peso e dell’adiposità a livello mondiale per ridurre il rischio di mortalità della popolazione.

Lo studio è stato commentato da un’editoriale che ha sottolineato i punti di forza, in particolare, l’uso di metodi standardizzati per estrarre gli hazard ratio per la mortalità, e di debolezza della metodologia usata dalla ricerca. In primo luogo, l’ampia esclusione di soggetti (fumatori, con malattie croniche e morte precoce a 2-5 anni di follow-up) non è detto che abbia ridotto i bias e aumentato la generalizzabilità dei risultati, anzi può averne inclusi un numero maggiore. In secondo, come tanti altri studi nel campo dell’epidemiologia nutrizionale, la prevalenza quasi esclusiva di studi osservazionali, rispetto a quelli sperimentali, per rispondere a quesiti causali è un argomento controverso. Infine, fino a oggi, pochi studi randomizzati sono stati condotti per dimostrare se gli interventi di perdita di peso possano ridurre la mortalità. Per tale motivo la sfida futura è riuscire a tradurre le evidenze epidemiologiche nutrizionali, come l’associazione tra eccesso di peso e mortalità, in linee guida d’intervento efficaci per la salute pubblica.